Scritto di Giacomo Gorrini, pubblicato nel 1896: Nuova Guinea (Battana, Key, Arru) e missione Cerruti (1869-70).
Giovanni Emilio Cerruti, che fin dal 1861 aveva fatto lunghi viaggi e soggiorni all'estero, sopratutto in Australia ed Oceania, si assunse, nell'agosto 1869, di trovare e acquistare entro quattro mesi, per conto del regio Governo, una località situata in vicinanza della Nuova Guinea, adatta quale colonia, e destinata precipuamente all'impianto di uno stabilimento italiano di deportazione.
Mappa delle Molucche con un cerchio rosso segnalando: Battana = Bacan; Key = Kai; Arru' = Aru
Essa doveva avere la capacità di ricevere e sostentare una popolazione di almeno ventimila abitanti, possedere clima salubre, abbondanza di acqua potabile, e almeno un porto accessibile a legni della massima portata. Il Cerruti aveva facoltà di prendere possesso del territorio appena ottenutane la cessione dai capi indigeni, e quando gli fosse constato che con tale acquisto non si ledevano i diritti di altre potenze. Infine, la cessione doveva conseguirsi in guisa da implicare l'abbandono della sovranità in favore dell'Italia. In corrispettivo, al Cerruti si assegnò una somma di centomila lire, salvo la resa dei conti, e senza l'obbligo di fornirgli alcuna eccedenza di spesa. Al Cerruti fu dato per compagno il capitano Di Lenna, al quale era specialmente commesso l'incarico degli studi topografici. Il Governo dispose altresì perchè la nave "Principessa Clotilde", ch'era di stazione nei mari della China e del Giappone, avesse possibilmente a trovarsi nei paraggi ove si sarebbero recati il Cerruti e il Di Lenna, nell'epoca stessa delle loro esplorazioni.
Il Cerruti, avendo seco il capitano Di Lenna ed un suo fratello, mosse il 13 novembre 1869 da Singapore sopra uno schooner inglese, l'Monandra, appositamente noleggiato, e fece rotta verso l'arcipelago indo-malesiano. Accertatosi a Makassar che il sultano del gruppo delle Batiane continuava ad essere pienamente indipendente dalla signoria olandese, si recò senza indugio sui luoghi, ed indusse, senza troppa fatica, il sultano a firmare a Battana, il 20 dicembre 1869, una convenzione, in virtù della quale ogni diritto di sovranità sopra il gruppo delle Batiane fu ceduto al Cerruti stesso, senz'altra riserva, all'infuori del rispetto alle proprietà private del sultano e degl'indigeni. Il corrispettivo di tale cessione consisteva in una pensione mensile di 2000 gilders olandesi di argento. La convenzione conteneva inoltre alcune disposizioni speciali, come sarebbe quella per cui il sultano doveva essere difeso contro ogni molestia o sopruso che gli venisse dall'estero o da privati, quella per cui il sultano stesso doveva essere consultato per ogni affare concernente gl'interessi dei nativi, quella infine per cui in ogni villaggio l'amministrazione dei nativi veniva affidata ad un indigeno. Infine il Cerruti promise di adoperarsi affinchè un regio legno venisse a prèndere possesso delle isole entro quattro mesi, e perchè entro dodici mesi fosse eseguita una prima spedizione di duemila condannati per l'inau- gurazione della colonia di pena. Da Battana, dopo breve sosta ad Amboina, il Cerruti si recò alle isole Key, e, dopo aver visitato quel gruppo, negoziò e firmò con un rayah di quelle isole una convenzione in data 16 gennaio 1870, la quale non si scosta dalla convenzione stipulata col sultano di Batianà se non in questo, che la pensione mensile è fissata nella somma assai più tenue, di 100 gilders olandesi d'argento. Infine, il Cerruti si volse all'arcipelago delle Arrù, e colà stipulò il 23 gennaio 1870 con due dei più influenti rayah, quello di Wogier e quello di Saunna, una convenzione, simile nella forma alle precedenti, la quale se ne scosta in quanto che la cessione è gratuita, nè vi si contiene promessa alcuna di accelerarne più o meno la esecuzione. Il Cerruti visitò ancora alcuni altri punti sulla costa della Nuova Guinea, corse grave pericolo in una località situata nel seno di Mac-Euer (assassinata bay), ove dovette difendersi dagl'indigeni, e, non avendo avuto notizia mai della Principessa Clotilde, per non perdere tempo, pose fine alla propria missione, e per la via di Makassar si restituì in Italia a rendervi conto del proprio operato e ad affrettarvi la decisione della occupazione (10 aprile 1870).
Ma gli eventi furono contrari. Caduto il ministero Menabrea, che al Cerruti aveva dato formale incarico, il nuovo che gli era successo, volendo procedere con ogni cautela, fece riprendere in esame le proposte e i contratti stretti dal Cerruti. Si mandarono poco dopo, come si dirà appresso, ispezioni sopra luogo: in massima, il giudizio fu contrario, sia per non sollevare temute difficoltà internazionali, sia perchè le località furono ritenute non idonee alla deportazione e non suscettibili di proficua colonizzazione: il sopravvenire poi delle gravissime complicazioni politiche e della guerra franco-germanica e dell'acquisto di Roma capitale d'Italia, fece convergere altrove l'attenzione del Governo.
Inoltre nel 1871 fu creata la "Commissione per le Colonie". Infatti il governo italiano considerava che trovare e istituire una colonia italiana per stabilirvi la deportazione dei carcerati italiani, sembrava, tutto considerato, la soluzione più breve e meno dispendiosa. Si voleva, perciò, un territorio lontano, isolato, possibilmente un'isola o un arcipelago, sotto la sovranità italiana, per estendervi le nostre leggi, con confini naturali e sicuri, con clima sopportabile, territorio che fosse eminentemente suscettibile di allevamento del bestiame e di coltivazione per i prodotti necessari alla sussistenza degli abitanti. Tale stato di cose impressionò la Commissione, la quale il 18 maggio 1871 votò la seguente deliberazione: "La Commissione non crede che nelle condizioni attuali d'Italia e del commercio generale sia di convenienza la fondazione di colonie sotto piena sovranità nazionale a scopo direttamente commerciale, ma che giovi fondarla a scopo di deportazione dove concorrano circostanze favorevoli alla produzione e al sorgere di utili rapporti commerciali con la madre patria". Entrando così nel campo della scelta di una località adatta per stabilirvi una colonia, che fosse atta insieme a commercio ed a deportazione, la Commissione si trovò di fronte a due fatti compiuti: l'occupazione già avvenuta di Assab, e i territori acquistati dal Cerruti per conto del Governo italiano nella Nuova Guinea.
La Commissione, lasciando impregiudicata e facendo voti che si chiarisse la questione di carattere internazionale, pure ammettendo che il conservare Assab, dopo nuovi studi, osservazioni e rilievi da farsi sul luogo, potesse essere utile sotto forma di scalo marittimo, escluse che Assab, per l'aridità del clima e per la ristrettezza dello spazio, potesse essere località adatta sia per fondarvi uno stabilimento penitenziario, sia per istituirvi una colonia di sperato sviluppo commerciale.
Quanto ai territori della Nuova Guinea, proposti e comperati dal Cerruti, tenuto conto della distanza grandissima, della grande inslubrità del clima, e delle inevitabili difficoltà e conflitti che si prevedevano con l'Olanda, la Commissione diede pure parere sfavorevole, e consigliò il Governo di non convalidare i proposti acquisti.
Il Cerruti, non scoraggiato, con fede di apostolo, lottò vigorosamente per anni ed anni, e tenne sempre viva la propaganda a favore dei territori della Nuova Guinea, pubblicando opuscoli, e sollevando polemiche infinite. Egli non cessava dal propugnare i vantaggi d'ogni genere che si sarebbero avuti con l'occupazione di que' punti della Nuova Guinea, e si sobbarcò ai calcoli più minuti, sostenendo la deportazione, e mostrando che, mentre un detenuto costava nel regno dugento cinquanta lire annue, fondando la colonia, e comprendendovi il trasporto de' detenuti e la sussistenza della truppa, ma deducendo il lavoro utile de' deportati, la spesa si sarebbe ridotta a lire centosessanta per ognuno. Come si avvertirà a suo luogo, ancora davanti la Commissione d'inchiesta per la marina mercantile (1881-1883) perorò il Cerruti la causa delle colonie da fondarsi dall'Italia nella Nuova Guinea e nella Polinesia. Ma tutto fu vano: egli non riuscì a convincere i suoi molti oppositori, che gli rimproveravano sopratutto l'avventatezza di giudizi e il non tenere alcun conto delle inevitabili difficoltà d'ordine internazionale.
E della Nuova Guinea si cessò di parlare per parte nostra. Ed era tardi ormai, in verità, in quanto altri paesi, e sovratutto Germania, Inghilterra ed Olanda, stavano disputandosela fra loro. G. Gorrini
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Per chi vuole approfondire l'informazione
Aggiungo per concludere che un interessante scritto (intitolato "La Nuova Guinea e la questione delle colonie" del prof. Brunialti e pubblicato -in quegli anni contemporanei al Cerruti- su "L'esploratore: giornale di viaggi e geografia commerciale") appare nel websito https://books.google.it/books?id=UvYsAAAAYAAJ&pg=PA273&lpg=PA273&dq=La+Nuova+Guinea+e+la+questione+delle+colonie%22+del+prof.+Brunialti&source=bl&ots=22IQhQbHbw&sig=2hvtXCMGAojBvcAqmLc66UlndOc&hl=it&sa=X&ei=cTT_U9KRN4O7ggTc14KoBg#v=onepage&q&f=false
Infine, per avere dettagliate informazioni sui primi tentativi coloniali italiani, consiglio di leggere: https://issuu.com/rivista.militare1/docs/somalia-vol-i-testo.